I matematici Arabi
Tra il V e l’VIII secolo d.C. tutta la scienza greca fu ripresa dai matematici arabi che, dopo averla assimilata, la misero a frutto.
Tali studiosi non erano però tutti arabi: scrivevano le loro opere in arabo, ma tra loro c’erano persiani, ebrei e berberi, che erano stati studiosi “a 360 gradi”, attivi nell’ambito della medicina, dell’astronomia, della filosofia, ma anche della fisica e della matematica.
Conosciamoli meglio:
IX secolo
Baghdad, al-Khwarizmi: algebra, equazioni di primo e secondo grado a un’incognita; Egitto, Abu-Lamil: sistemi di più equazioni in più incognite; AL-Farisi, getta le basi della teoria della divisibilità dei numeri.
Baghdad, i tre fratelli Banu Musa; i tre saggi Thabit ibn-Qurra, al-Nayrizi e Abu al-Wafa: calcolo delle aree, parabola, ellisse, teoria delle frazioni; fondatore della trigonometria come settore autonomo della matematica.
X secolo
Al-Biruni, geografo, astronomo e medico e Ibn al-Haytham: teoria dei numeri, geometria, metodi infinitesimali, ottica, astronomia.
Ibn al-Khawwam formula una rudimentale congettura di Fermat.
Al-Karaji, al-Samawa’l, che propose un sistema di 210 equazioni con dieci incognite, e lo risolse!
XI secolo
Omar al-Khayyam, poeta e matematico, grande studioso di algebra.
XII secolo
Sharaf al-Din al Tusi, grande studioso dell’algebra, utilizza procedimenti che prefigurano la nozione di derivata.
XIII secolo
Nasir al-Din al-Tusi, astronomo, riformatore del sistema tolemaico.
XV secolo
Al-Kashi, direttore dell’osservatorio di Samarcanda, realizza una sintesi della matematica araba degli ultimi sette secoli: rapporti tra algebra e geometria, rapporti tra algebra e teoria dei numeri; trigonometria e analisi combinatoria.