Archimede
Oltre ad aver esclamato “Eureka!”, Archimede ha fatto altro nella sua vita? Scopriamolo insieme.
Nacque nel 287 a.C. a Siracusa, città greca della Sicilia e visse nel periodo in cui si scontravano le due massime potenze dell’Occidente: Cartagine e Roma.
Amò la matematica fin da giovanissimo e cominciò a produrre scientificamente; solo che a quei tempi era impossibile vivere di matematica come pura speculazione scientifica e così divenne subito assai abile ad applicare i suoi studi e le sue ricerche a fatti pratici, rendendosi piacente ai governanti.
Per esempio una delle sue opere, abbastanza curiosa, si intitola Arenario; in essa Archimede vuole dimostrare che il numero dei granelli di sabbia, di tutte le spiagge della Sicilia e di tutte le spiagge del mondo, conosciuto e non, è minore dell’infinito, contro le supposizioni dell’epoca. Per fare ciò, crea il concetto di potenza fra numeri naturali, calcola la distanza fra la Terra e il Sole e il volume della sfera che ha questa distanza come raggio; poi calcola il numero di granelli di sabbia che potrebbero essere contenuti in questa sfera, evidentemente maggiore di quelli della sola Terra, per mostrare che tale numero è, ben lontano dall’infinito…
Oltre a tale dimostrazione riuscì a definire la formula per calcolare il volume della sfera e quella per la superficie di un cerchio, dato il raggio, il volume del cono e della piramide.
Una delle rivoluzioni matematiche è sicuramente l’approssimazione molto precisa del numero 1063. Fu Archimede, infatti, il primo a rendersi conto che era impossibile scrivere per esteso il valore di questa costante che esprime il rapporto fra la lunghezza di una circonferenza e lunghezza del suo diametro.
Archimede, a differenza di tutti i precedenti matematici, invece di trovarne il valore, diede un intervallo entro il quale si trova tale valore: 223/71 e 22/7.
Purtroppo le opere di Archimede andarono quasi tutte perdute e si era sparsa la voce che fosse un tipo geloso dei propri risultati scientifici che teneva segreti e nascosti; però nel 1906, a smentita di ciò, il filologo Johan Heiberg, trovò a Costantinopoli una lettera che lo scienziato siracusano aveva spedito al matematico Eratostene, esponendogli le sue scoperte e i segreti con i quali era arrivato alle sue conclusioni.
Le sue scoperte non furono solo di concetto, ma soprattuto applicative, tra le quali le più famose sono: il peso specifico di un oggetto e i cosiddetti “specchi ustori”.